Progettare l’utopia: la visione economica del Decumano nel Signore degli Anelli

Il mondo del Signore degli Anelli creato da J.R.R. Tolkien è più di un semplice scenario di fantasia; è una riflessione su ciò che potrebbe costituire una società ideale. In particolare, il Decumano dello Shire, con i suoi hobbit felicemente impegnati in attività agricole e artigianali, rappresenta un’utopia pastorale che attinge alla nostalgia dell’autore per un passato rurale ideale. Tuttavia, alcune critiche sollevano dubbi sulla fattibilità di un tale modello economico e sociale, specialmente se contestualizzato all’interno della nostra comprensione moderna del lavoro agricolo preindustriale.

In primo luogo, è importante riconoscere l’elemento magico e fantastico che pervade il mondo di Tolkien. Gli hobbit possiedono caratteristiche e abilità che superano quelle degli umani comuni, come la loro capacità quasi magica di rendersi

invisibili

o la loro perseveranza. Complice il fatto che le vicende dello Shire avvengono in un contesto narrativo dove magia e realtà si fondono armoniosamente, l’economia e la società degli hobbit può sembrare

idealizzata e irrealistica se rapportata ai canoni storici della vita medievale europea.

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Un commentatore, neaden, osserva come la criminalità violenta sia quasi del tutto assente tra gli hobbit, suggerendo una psicologia diversa e un contesto che, pur dipinto in tinte idilliche, diverge radicalmente dalla nostra comprensione storica delle comunità agricole medievali. Ma come sottolineato da porknubbins, anche tra gli hobbit possono avvenire situazioni di violenza, sebbene risultino limitate e dettate da circostanze eccezionali come l’influenza di manufatti magici quale l’Anello.

Spostandoci su un piano più speculativo, alcuni partecipanti al dibattito suggeriscono che l’utopia di Tolkien potrebbe essere stata influenzata dalle teorie sul distributismo, una filosofia economica che promuove la distribuzione della proprietà produttiva contro le concentrazioni di potere. Questo sistema si contrapponendo sia al capitalismo sfrenato che al comunismo di stato; invece favorendo una comunità locale forte, dove ogni individuo ha la sua parte di produzione e ricchezza. Un utopia sociale che rispecchia l’armonia presente nel Decumano.

In questo scenario idealizzato, gli hobbit vivono in una società agricola autosufficiente. La produzione di cibo, vestiti e altri beni necessari è localizzata e distribuita equamente tra i membri della comunità, come suggerito da 7thaccount. Questo modello, se applicato nel mondo reale, probabilmente mancherebbe di economie di scala cruciali per avanzamenti tecnologici significativi, come la produzione di dispositivi complessi o macchine agricole avanzate. Come sostiene jumpcrisscross, una società del genere potrebbe sopravvivere solo se protetta da una grande potenza che garantisca la pace senza richiedere impegni gravosi per la difesa, scenario che effettivamente accade nel mondo di Tolkien data la protezione dei Raminghi.

Oltre alla questione economica, c’è la dimensione sociale e politica dello Shire che merita attenzione. Il ruolo del Decumano come un microcosmo di pace rurale e gerarchicamente strutturato riflette sia le esperienze personali di Tolkien con la campagna inglese, sia le sue convinzioni filosofiche che criticano l’industrializzazione e la modernità. Nel Decumano, ogni famiglia sembra essere in grado di sostenersi con esigui mezzi, e l’assenza di una marcata gerarchia sociale facilita una distribuzione abbastanza omogenea delle risorse.

Un altro elemento cruciale rilevato nel dibattito è la struttura della vita sociale degli hobbit. Nonostante il loro amore per il lavoro agricolo e per la terra, sono dotati di una notevole quantità di tempo libero. Questa caratteristica può essere vista come una rappresentazione ideale, quasi utopica, della vita rurale, dove il lavoro non è solo una necessità economica ma anche una fonte di piacere e interazione comunitaria. Come indicato da coldtea, le comunità rurali storiche spesso godevano di molto tempo libero dedicato alle festività e alla socializzazione, una dimensione che Tolkien ha evidentemente enfatizzato nel suo ritratto dello Shire.

Infine, è utile riflettere su come queste idee romantiche e idealistiche siano fondamentali per la letteratura fantasy stessa. Come sostiene hoketh59 , le opere di fantasia come Il Signore degli Anelli ci offrono una visione alternativa, un mondo dove possiamo esplorare concetti filosofici e sociali senza le limitazioni imposte dal realismo. Tolkien utilizzava lo Shire non solo come un’ambientazione, ma come un veicolo, attraverso il quale comunicava una visione di ciò che potrebbe essere una vita serena, equilibrata e comunitaria, libera dagli eccessi della modernità e del capitalismo sfrenato.

Il Decumano dello Shire ci invita, quindi, a riflettere su cosa realmente significa vivere in una società armoniosa e su come valori come cooperazione, comunità e sostenibilità possano essere integrati nei contesti moderni. Un auspicio utopistico? Forse. Ma anche un monito prezioso sulle possibilità offerte da una visione del mondo più umana e meno frenetica.


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